Matteo Aldo Maria Rossi

February 10, 2025 00:10:10
Matteo Aldo Maria Rossi
Segrete - Tracce di Memoria XVII
Matteo Aldo Maria Rossi

Feb 10 2025 | 00:10:10

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Show Notes

Segrete Tracce di Memoria è tra le più importanti rassegne europee d'arte contemporanea dedicata al ricordo della Shoah ed è giunta alla sua XVII edizione. Ideata e curata da Virginia Monteverde e organizzata da Art Commission APS, la manifestazione continua il suo impegno di mantenere vivo il ricordo della tragedia del Novecento, avvalendosi del linguaggio universale dell'arte.

L'evento si è svolto a Genova e non solo, con eventi culturali anche a Milano, L'Aja e Berlino, offrendo un ricco programma di mostre, conferenze e performance, il tutto unito da un unico filo conduttore: non dimenticare gli orrori della Shoah e costruire una cultura collettiva della memoria di ciò che è stato e che non dovrà mai più ripetersi.

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Un'IG Radio per segrete tracce di memoria 2025, il festival organizzato da Virginia a Monteverde in cui artisti da tutto il mondo si riuniscono per celebrare il Giorno della Memoria con date ed eventi in tutta Europa, per ricordare eventi che mai più si dovranno ripetere. Siamo qui alla Casa dello Studente, sono con Matteo Aldo Maria Rossi, autore e attore. Vuoi raccontare agli ascoltatori cosa hai presentato quest'oggi? [00:00:23] Speaker B: Grazie Riccardo, grazie a tutti voi. Sì, ho avuto l'opportunità ancora quest'anno di essere ospitato da Virginia Monteverde e dalle sue segrete tracce di memoria ancora una volta alla Casa dello Studente per raccontare di questi luoghi e degli eventi che si sono verificati ormai 80 anni fa. Si sa che le Camere della Tortura erano gestita da Gestapo e SS nel corso degli ultimi due anni della guerra. Mi è capitato in passato, anche come attore, di dare voce di volta in volta alle persone torturate o in un altro evento, in un mio spettacolo, ai ragazzi che hanno scoperto questi fondi negli anni 70. Quest'anno invece ho voluto dare voce alla parte più scura, più distante, o così pensiamo, da tutti noi. Mi sono immaginato un burocrate che operasse in questi fondi, un fantomatico Thomas, e ho voluto raccontare il suo essere innanzitutto umano, un essere umano che si trova ad agire, non so in quale misura consapevolmente, nella parte buia della coscienza umana, in quella violenta, in quella della tortura. E ho voluto farlo cercando di porre la massima distanza tra le sue parole, la sua lettera a una fidanzata, e le sue azioni, la sua conivenza, la sua partecipazione. Lo scopo non era soltanto dare un'ulteriore voce con la quale parlare di questi fatti, di questi luoghi, ma anche interrogare l'essere umano, mettere chiunque di noi di fronte all'interrogativo di come saremmo se le situazioni nelle quali siamo cresciuti ci avrebbero posto in condizioni differenti, ci avessero dato opportunità di crescita diverse. Probabilmente molti di noi non sarebbero comunque diventati torturatori, Ma non è da escludere che le nostre vite sono comunque condizionate, e forse la banalità del male è narrata dall'Arendt, dalle condizioni in cui ci si trova a operare. Questo non giustifica chiaramente le persone, ma spiega l'umano. E secondo me è un piano comune per imparare a condividere certi principi. E' proprio quello di parlare innanzitutto dell'umano, prima ancora che dei fatti, degli eventi, delle situazioni, delle parti, del giusto e dello sbagliato. perché siamo una magma di possibilità che possono prendere improvvisa deviazioni e questo non giustifica chi ha compiuto orribili atti ma ci mette in guardia e ci costringe a dover restare attenti a come noi percorriamo ogni giorno la nostra strada e le deviazioni che rischiamo di prendere e questo vuol dire in ultima analisi attualizzare anche concetti in questo caso specifico parliamo di resistenza, che deve diventare eterna, non da un punto di vista ideologico o sovrastrutturale, ma capire come leggere i segnali, come si manifesta oggi la violenza, la prevaricazione, e la risposta è sempre la stessa, la valutazione del termine, l'attivazione della categoria umano o non umano, è un punto già comune, che può attirare chi semplicemente non pensa, chi ha un'idea diversa dalla nostra, chi è in un ambito culturale magari distante, e chi invece magari partecipa di queste idee, ma magari è soffocato da un'impostazione a volte molto radicalizzata, se non propagandistica, strutturale. Insomma bisogna sentire sulla pelle e nell'anima quelli che sono i segnali della violenza, indipendentemente da quelle che sono le proprie origini, la propria cultura, sapendo che in qualche modo dietro un angolo c'è sempre la possibilità di comunque di sbagliare ma anche di fare bene e allora la risposta non parliamo del senso della vita ma il senso del quotidiano è gettare piccoli semi, siamo sempre sullo 0,3 nella vita non dominerà, non penso che in un'età del noro possa dominare in assoluto il bene, forse il significato della vita è quello di semplicemente di combattere quello che va storto, quello che va contro l'essere umano e quindi gettare semi, ce n'è già abbastanza. [00:04:13] Speaker A: Una delle parole chiave, almeno quello che ho notato io ascoltando la tua produzione, è stata la dualità, perché ad esempio c'è stato un momento che mi ha colpito particolarmente in cui si sentono bambini ridere e in sottofondo proprio poco poco le urla dei torturati. Come approfondiresti questo argomento? [00:04:33] Speaker B: Allora, la dualità è intanto frutto di un moto di autocoscienza. Cioè, tante volte nel creare eventi analoghi ho notato come qualcuno non si trovasse a proprio agio a vedere Matteo Rossi, per come poco l'aveva magari potuto conoscere, una persona magari non inquadrata, non organica in un determinato pensiero, potesse affrontare certi temi. Bene, la dualità, sono partito proprio dalla mia dualità per affrontare questi temi. Io che ho un certo tipo di cultura che altri definirebbero retoricamente borghese e che nel tempo mi sono trovato a rendermi conto di dovermi appropriare di qualcosa di comune, d'accordo? Vuol dire risolvere una dualità, trovare una sintesi, per quanto sia effimera per i discorsi che facevamo prima, ma assolutamente recuperare terreno, pretendere di partecipare a delle idee che devono essere condivise, che non possono essere limitate ad una dimensione ideologica o culturalmente circoscritta, va bene? Tutti dobbiamo appartenere, noi dobbiamo appartenere a quelle idee, perché loro sopravvivono, noi siamo molto più effimeri, quindi E questo, innanzitutto, quindi la dualità è un momento di partenza e di analisi. Chiaro che poi, all'interno del testo, diventa la dualità del Thomas, che è un essere umano che però vive due dimensioni, una da futuro padre di famiglie amoroso, e nello stesso tempo di carnevice, magari anche semplicemente piccolo burocrate a cui danno più fastidio che far più di quanto gli facciano pena le persone torturate. È una dualità orribile, ma è una dualità che quindi, da un punto di vista poi particolarmente tecnico, è diventata la dualità tra le risa del circo, gli applausi e le urla del torturato. È una rappresentazione fonosimbolica, chiamiamola così, di queste dualità. Prima fra tutte quella dell'autore che non si nasconde dietro il percorso che ha fatto. Magari sarebbe stato molto più facile condividere fin dall'infanzia in modo acritico determinate idee. Io le ho conquistate e le sto digerendo giorno per giorno e sto cercando di capire come vanno gli sconsoli prima, attualizzate. [00:06:37] Speaker A: Ecco, mi hai dato giusto l'assist per la prossima domanda, ovvero noi abbiamo vissuto adesso l'angoscia dei torturati, vista appunto dalla parte del carnefice, ma Matteo cosa ha imparato dal produrre questo estratto audio? [00:06:54] Speaker B: Diciamo che l'estratto audio è frutto di un micro apprendimento, l'apprendimento di guardarsi e capire fino a quale misura si può spingere per evolvere una propria posizione culturale di partenza formata negli anni dell'adolescenza e dell'infanzia. Cosa conservare, cosa recuperare e fare proprio. Diciamo che quindi il testo è espressione del percorso. Il testo cerca di essere espressione di questo lento cammino di condivisione. Poi sicuramente sono iterodosso, sicuramente potrò usare un termine brutto perché appartiene all'ambito del politicamente corretto. può sembrare che abbia un'appropriazione culturale e sicuramente mi è stato fatto capire in alcuni casi che determinate azioni possono essere lette in questo modo e essere mal viste. Apprezzo tantissimo Virginia Monteverde che ha accolto sempre i miei testi lasciandomi la libertà di raccontare rispettando il dato artistico e il dato umano, quindi da punti di vista che non fossero necessariamente incanalati in un'espressione tradizionale, in un modo tradizionale di affrontare certi temi e questa libertà è un regalo. [00:08:02] Speaker A: Ok, ultima domanda che in realtà è una curiosità mia. A livello produttivo c'è anche qua una dualità che è quella dei volumi. Molti suoni sono molto bassi, molto fievoli. mentre subito dopo si parte con tuoni o rulli di tamburi fortissimi per... credo sia voluto per disorientare l'ascoltatore. Quali sono state le sfide nel gestire questi suoni in modo artistico? [00:08:30] Speaker B: Allora, prometto che io non sono un boomer ma forse la generazione dopo. ma una fascinazione per gli strumenti che mi permettono di esprimere, forse anche battere su un fustino di dixane, di detersivo che ora non c'è nemmeno più probabilmente, rovesciato. In questo caso è una semplicissima applicazione con la quale ho campionato degli effetti che ho scaricato e ho con un banalissimo equalizzatore lavorato e questo mi ha dato la possibilità poi di intervenire in modo artistico lavorando sui volumi in modo creativo. Ora, La scelta del volume, effettivamente, come hai anticipato, intanto quella della volta di risvegliare, riportare in un'altra dimensione, o aprire violentemente, ecco, strappare una tendina per portare in un'altra stanza del racconto chi sta ascoltando. E quindi lì è abbastanza esplicito. Il volume in questo caso è prima un richiamo alto, è il volume improvvisamente alto della pubblicità quando stai guardando un film. Altre volte è volutamente sottotraccia perché sapendo che poi la collocazione sarebbe stata, se non qui comunque, o meglio la fruizione sarebbe stata molto intima, il sottotraccia è ancora più potente. Tanto più quanto più quello che è in primo piano come volume è contrastante dal punto di vista del tono, della contestualizzazione, cioè le risate del circo, degli applausi forti con sotto il torturato, crea questo elastico, questa distanza in modo molto forte, molto efficace. Quindi è un gioco asservito e che aggiunge qualcosa a quello che è il testo e senza il quale il testo probabilmente non sarebbe in grado di restituire tutti i contenuti che io avrei voluto dare. [00:10:01] Speaker A: Perfetto, sei stato perfettamente esaustivo. Grazie mille a Matteo Aldo Maria Rossi, qui Onigia Radio, da Segrete Tracce di Memoria.

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